La Fondazione Castaldo si è presentata a Benevento all’insegna della solidarietà e della cultura
Tante persone hanno riempito ieri e per tre ore l’ampia sala della ex Chiesa di Sant’Agostino nel centro storico di Benevento, a due passi dall’Arco di Traiano, per la proiezione del documentario “La strada verso Olympia”, un film-testimonianza sulle tematiche connesse alla disabiltà, organizzata dalla Fondazione Vincenzo Castaldo. L’ha voluta per presentarsi alla città, a dieci mesi dalla nascita, avvenuta a Milano il 14 Aprile 2014, “con lo scopo di contribuire alla crescita culturale e sociale con iniziative volte al sostegno e allo sviluppo della ricerca, della diffusione della cultura e di realizzare iniziative di assistenza sociale e socio-sanitaria”.
Vincenzo Castaldo, scomparso qualche anno fa, ha unito la sua vasta esperienza di vita (della quale ieri è stata ricordata anche quella, da giovane, di dirigente del Centro Turistico Giovanile) a quella di sua moglie Fausta Rosa, della famiglia che ha raccolto la tradizione di una delle più longeve imprese campane, nel ramo dolciario, le centenarie Fabbriche Riunite Torrone di Benevento.
Ed è stata proprio lei a prendere per prima la parola per i saluti e i ringraziamenti iniziali, non senza commozione, lasciando subito al figlio primogenito Sandro, docente alla Bocconi di Milano, il compito di una breve introduzione al documentario, ricordando che l’idea di creare la Fondazione è stata proprio dei suoi tre figli.
Sandro Castaldo ha ricordato come suo padre abbia creduto e incoraggiato il talento individuale, in particolare quello dei giovani, anche perché considerava che la messa in comune della conoscenza, il promuoverla e la capacità di innovare potessero essere gli elementi fondamentali per lo sviluppo della società.
L’obiettivo della Fondazione Vincenzo Castaldo, quindi, è agire per sviluppare la cultura e favorire l’assistenza sociale. E la proiezione a Benevento del film parte, appunto, da quest’ultimo fine, per ricordare quanto rilevante sia il problema della disabilità.
Il film racconta di un viaggio che – ha ricordato Sandro Castaldo – per un disabile è sempre una montagna da scalare, per come l’Italia e le sue strutture sociali non siano a sua misura. Le conclusioni dell’introduzione di Castaldo sono state le stesse contenute nel messaggio del film e poi ribadite nel dibattito che ieri ha fatto seguito: ognuno deve cercare di realizzare i propri sogni, senza rinunciare a priori, benché li possa immediatamente ritenere irrealizzabili, magari perché portatore di un’invalidante e forte disabilità.
Proprio come ha provato ed è riuscita a fare Eleonora Riggi – la protagonista della vicenda e del documentario “La strada verso Olmypia” che poi è il famoso teatro di Parigi, un tempio della musica – per ascoltare il suo complesso preferito i Pooh. Claudia Di Lascia ha prodotto il film, Michele Bizzi e Federico Monti ne sono stati i registi, Nicola Palmarini l’ideatore del progetto.
Riuscire a fare questo viaggio e assistere al concerto erano in partenza un obiettivo davvero complicato. Eleonora costretta fin da piccola su una sedia a rotelle, a seguito di una polmonite era finita in coma farmacologico, per 40 giorni. Fortunatamente poi ne era uscita, ma con ulteriori limitazioni, non poteva piegare più le braccia e le ginocchia il che, ovviamente, ha reso la sua pregressa difficile condizione di vita, ancora più ardua.
Ma, come il film ha ben documentato, con un approccio incalzante, lieve e mai pietistico, la reazione della donna una volta tornata a casa è stata quella di rilanciare, ancora una volta di non abbattersi per l’ulteriore avversità patita, ma di voler andare, nuovamente, a seguire la sua amata band, già ascoltata dal vivo in Italia, ma stavolta a Parigi, nell’evento annunciato Olympia.
Eleonora ne ha parlato al suo amico Nicola Palmarini che non si è tirato indietro, anzi, ha organizzato una rete di solidarietà che tramite, il crowdfounding (una raccolta di fondi), è riuscita a coprire le ingenti spese del trasferimento da Roma a Parigi, non solo di Eleonora ma anche delle altre persone che debbono quotidianamente assisterla. Inoltre, ha pensato, opportunamente, che tale sforzo collettivo non dovesse rimanere circoscritto a chi vi avrebbe partecipato e beneficiato, ma dovesse essere documentato e divulgato il più possibile, con un film, per dimostrare come i sogni possano realizzarsi, come l’unione delle forze, la rete, la solidarietà possano riuscire anche nelle imprese più dure, laddove il singolo o la propria famiglia non ne avrebbero la possibilità.
Il film ha raggiunto l’obiettivo che Palmarini si era posto, come anche di dimostrare di quanti ostacoli sia disseminata la vita di un disabile (accesso agli aerei, ospitalità in un albergo…) ma pure di quanto possa la solidarietà, l’agire insieme, per rendere possibile l’impossibile (a parte i tanti interventi ordinari che non vengono eseguiti per migliorare la qualità della vita di chi ha qualche impedimento, per carenze culturali e di civiltà, prima ancora che finanziarie, al tempo della grande crisi). L’ascolto del concerto ha anche prodotto “un piccolo miracolo”, immediatamente: Eleonora trasportata dalle note è riuscita a muovere le braccia e l’ha fatto per voler applaudire!
Alla proiezione del film ha fatto seguito un dibattito cui hanno partecipato la Riggi, la Di Lascia, Monti e Palmarini e nel quale sono stati ripercorsi i problemi risolti per raggiungere Parigi, la gestazione, la realizzazione e il montaggio del film e sono state squadernate le varie tematiche legate alla disabilità a alle questioni connesse ancora esistenti in Italia (ma anche a Parigi là dove c’era un solo albergo, e a cinque stelle, in grado di poter ospitare Eleonora).
Dopo un breve saluto dell’assessore comunale di Benevento, Raffaele Del Vecchio (in abbrivio anche l’Università del Sannio aveva portato il saluto con la docente Maria Rosaria Napolitano), si sono esibite, accompagnate al pianoforte, delle cantanti del Conservatorio, con arie tratte da melodrammi e con canzoni classiche napoletane.
L’evento è stato organizzato con il patrocinio di Focus Management, del Conservatorio di Benevento, del Comune di Benevento e dell’Università degli Studi del Sannio ed è stato sicuramente un buon esordio per la Fondazione a Benevento, la città di Vincenzo Castaldo, di sua moglie e dei suoi figli che ne stanno così, tenendone operosamente vivo il ricordo, ripercorrendo nel migliore dei modi le orme.
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